movimento culturale, non solo a livello musicale. Molti ragazzi hanno compiuto, nell'ultimo decennio, il percorso inverso a quello di Sergio: partendo dal suo rock (sia come ballerini che come suonatori) sono poi approdati alla tradizione. Certo qualcuno è entrato in un mondo fragile (nel senso che stava sparendo) e dotato di regole non scritte ben precise con la stessa finezza di un elefante in una cristalleria ma la tradizione ha la forza di conquistare anche chi vi giunge tramite percorsi tortuosi... e se è dotata di radici veramente salde, può senza dubbio rinnovarsi come tutto ciò che è vivo e non mero folklore o riproposta ed allo stesso tempo sapersi difendere da sola.
Ciò che noi crediamo importante (per noi, gli altri facciano come vogliono) è che questa musica, questi canti, hanno una forte connotazione popolare e di spontaneità, sono nati e vissuti in ambiti e situazioni ben precise e mal si adattano ad essere trattati alla stregua di qualsiasi altra musica da ballo etnica (per intenderci come accade spesso per la cosiddetta latino americana) da corsisti annoiati frequentatori di insipide palestrone di fondo valle o di pianura o ancora come una musica colta, magari d'ascolto, fatta da "maestri" di conservatorio (molto meglio la grinta e la rudezza di Sergio e dei Lou Dalfin...).
Crediamo che possano anche andar bene i corsi (che si tengono ormai un po' dappertutto) ma il ballo, la maniera di far festa, "il gueddu", lo spirito di questa cultura
lo troverete solo nelle feste della tradizione, nelle osterie delle borgate, nei balli nelle corti e solo se avrete la pazienza e la modestia di entrare in punta di piedi in un mondo che non è (o non è più) il vostro, annusandone il profumo con prudenza, tenendo presente che il vero significato di tutto ciò prende forma
solo nel contesto di un'antica cultura contadina di montagna.
Nella foto: l'Estorio Drolo, forse il gruppo che più di tutti
esprime il significato di musica popolare, sicuramente i preferiti da noi C.M
Crediamo sia importante tenere a mente
due cose che possono apparire opposte ma hanno entrambe la loro importanza: la prima è che il ballo popolare è fatto per il
divertimento, per l'approccio tra ragazzi e ragazze, per stare insieme e non è un'accademia in cui affinare stile e prestazioni al fine di ottenere improbabili patenti di ballerini provetti. La seconda è che, se vi è una
tradizione, essa può anche evolversi ma occorre tenerla sempre presente, cercare di viverla nei suoi molteplici aspetti e, naturalmente, rispettarla.
I principali balli tradizionali delle Valli sono:
la Courento: è presente in molte Valli, in innumerevoli versioni a seconda del luogo di provenienza della danza, un tempo era ballata in tutto il Piemonte;
la gigo: presente in Val Po e Val Varaita - dove è presente la versione complessa e coreografica della "grondo gigo" - il nome è comune in tutta Europa ma con strutture e musiche molto diverse;
la boureo: Val Po, Val Varaita - "boureo de S. Martin" -, con figure molto diverse fra loro e con la bouré francese;
la boureo vieio: Val Varaita;
la tresso: ballo molto coreografico presente in Val Po e Val Varaita con figure differenti;
l'espouzin: conosciuto in diverse valli con passi e musiche diverse;
la tolo;
la countrodanso: media Val Varaita;
lou balet: Val Varaita - dove è ballato come finale delle danze di media valle oppure in alta valle anche come danza a se stante nelle versioni del "baletas" di Bellino e Casteldelfino ed il "Baletoun" di Pontechianale - Val Vermenagna, Val Po, in quest'ultima si chiamava "balot" ed era presente solo a Paesana;
la cadrio: Val Varaita;
lou moulinet: Val Varaita - ballo assai coreografico ballato da soli uomini di cui si era persa la musica, ricostruita tramite le composizioni di Silvio Peron e Meo dal Chucheis;
Nelle foto:
[ sinistra ] Silvio Peron e Gabriele Ferrero: due tra i migliori interpreti della musica da ballo tradizionale delle Valli
[ destra ] Peizana (Val Po): balli in osteria
Oggi nelle Valli si ballano anche molte altre
danze che provengono dall'Occitania d'oltralpe,
dai Paesi Baschi, dall'Irlanda e da altre realtà europee.
Tra queste le più suonate nelle feste sono:
le bourée: a due e tre tempi, provenienti da diverse regioni francesi (Berry, Bourbonnais, Auvergne, Limousin, Pirenei), con struttura anche abbastanza diversa a seconda del luogo di origine;
lou rigoudoun: di provenienza Provenzale, si balla anche nel Delfinato;
lou roundeou: danza di origine cortese, con andamento courentico, è originaria della Guascogna ed è ballata in tutta la regione francese del Midi - Pyrenees ma anche in Catalunya e nei Paesi Baschi; si distinguono due famiglie principali: a coppie e a catena;
l'escottish: danza di origine britannica molto ballato nell'Occitania francese, in forme diverse ma col passo base della polka;
carnaval de Lanz: danza di nuova composizione proveniente dai Paesi Baschi ma assai ballata anche in Francia;
fandango: conosciutissimo ballo tradizionale dei Paesi Baschi;
la giga irlandese: irish jig, proveniente dall'Irlanda, da noi viene ballata come circolo circasso;
i saouts: balli di provenienza basca molto ballati anche in Francia, da noi il più conosciuto è "set saouts";
i congòs: di origine guascone;
la chapelloise: ballo comunitario molto ballato in Francia, danzato in cerchio su musiche simili alla giga irlandese suonata a metà;
la mazurko, la poulko e la valso: danze di origini rispettivamente polacche, boeme ed austriache che sono spesso ballate nelle feste sia nelle loro varianti locali provenienti dall'Occitania francese che con i passi del liscio piemontese;
vivo qui balo !!!
PER CHIUDERE LA SEZIONE "MUSICHE E BALLI",
DUE CITAZIONI
Da uno scritto di Fredo Valla per la presentazione del disco
"E i a de jorn" del gruppo "Lhi Calholait":
La mia amica eporediese Norma Torrisi si occupa di cucina rinascimentale e degli Occitani ha un'idea particolare. Se l'è fatta vedendoli ballare boreas e contradanças... con i glutei sporgenti - dice lei - aggettanti sul resto del corpo. Da ciò deriverebbero tutte le loro disfatte: Muret, Montsegur, lo senhal e via discorrendo. Questa attitudine - secondo Norma - tradirebbe la loro predisposizione a offrirsi (sacrificarsi), gaudenti, alla storia. Diversa è l'opinione di André Abbe, un altro mio amico. Lui è parte della nazione, lavora ai programmi occitani di France 3 e dal '68 in poi, in ruoli diversi, ha vissuto molte nostre vicende. André sostiene che - semplicemente - gli Occitani non hanno bisogno di nemici per perdere... che fanno tutto da soli. Ma sarà proprio vero?
Si e no.
C'è un dato di fatto: gli Occitani non sono Sud-tirolesi che, belli e brutti, cretini e intelligenti, santi e bagasce, stanno tutti sotto lo stesso partito.
E no!
Agli Occitani piace discutere, cercare il pelo nell'uovo, spaccarlo in quattro se è il caso; e, ogni volta che possono, marcare le differenze fra occitani e occitani.
Poi amano fare i tolleranti, i plurietnici, firmare documenti a sostegno di kossovari, ceceni, indios, kurdi, donne afghane.
Tanto l'Occitania può attendere!
La verità è che fare sul serio non ci diverte. Forse per questo siamo simpatici.
Già, piaciamo: i nostri gruppi di musica e danza sono invitati dai centri sociali, ai Murazzi; partecipano a serate pro tibetani, i quali, grazie a dio, degli Occitani non hanno bisogno, mentre a noi servirebbe da matti un bel Dalai Lama. Le nostre band portano fifre e ghironda anche lontano... in Danimarca... in America, in Canada, e pure sulla musica noi coltiviamo, con passione, tante idee diverse. C'è chi la vuole lenta, come la facevano i suonatori tradizionali. Chi sostiene che va fatta veloce, perché così sono i ritmi di oggi; chi la vuole "contaminata" e chi metà e metà. Ma va bene, va bene... comunque va bene. L' importante è che tutto ciò serva a qualcosa. Che non sia solo sudore, quattro salti e ginnastica; e che coloro che fanno la musica e il resto, si pongano almeno qualche obiettivo, che non può essere (soltanto) divertirsi e fare trascorrere il tempo.
In quarant'anni noi delle Valli abbiamo scoperto di essere occitani. E' stata una grande cosa che prima non sapevamo, ma poi non siamo andati più in là. Ora se questa scoperta ha un senso - e certamente ce l'ha - è tempo di mettersi in marcia.
Pensare, per esempio, che un popolo non è un vero popolo se non ha una lingua comune, un paese, e che so... un'università, qualche Premio Nobel... una capitale. C'entrano la musica e la danza?
E chi lo sa ?
... ma credo che dovremmo preoccuparci di farle centrare.
Dalla canzone "Dançum" (avanzo di balera) di Sergio Berardo
[ GRAFIA
NORMALIZZATA ]
...Joan Pichot, Jouan Pichot que bala
Joan Pichot, Joan Pichot que dança,
Joan Pichot es en bonomas
al fai ren festa, al conta i pas...!
[...] es bel dançar i bals de l'Occitania
chal ren far-ne una messa abó la litorgia
e cò que Lo Dalfin vol dir abó la chançon
"dançen per amusarse, e ren per far i pavons"
"Dançem per amusar-nos, chantem en occitan
fasem una bela festa que la resta val pa tant
Dançem per amusar-nos, chantem en occitan
fasem una bela festa d'encuei fin a deman...!!!"
Nelle foto:
Balli a La Chanal per la festo de St. Antoni
Insomma, non vi resta che buttarvi nella spirale perversa delle danze tradizionali, ricordando che nessun corso vi potrà mai insegnare ciò che
si impara solo girando le feste delle valli.
... E per piacere... niente acqua minerale...!!!